Una serata di condivisione sobria, quella del 3 ottobre, perché le troppe parole stonano.
A Torino, in piazza Castello, una commemorazione, un ricordo, una preghiera, un grido sommesso di giustizia per il riconoscimento di un diritto: quello d’asilo, quello dell’accoglienza, quello della dignità che ogni essere umano dovrebbe poter godere, ad ogni latitudine e in ogni terra.
Non è stato così per le 366 vittime scomparse a Lampedusa l’anno scorso… ma non è così per tutte quelle che continuano a scomparire…e non solo al largo di Lampedusa, ma anche sui nostri pulmann, nelle strade, agli sportelli della posta… alla porta accanto… sul lavoro…c’è chi annega in mare e chi annega nell’indifferenza… numeri, comunque e sempre…senza nome…
Abbiamo ascoltato Asenai, profugo eritreo sopravvissuto alla strage e oggi a Torino, schiantato dal dolore per i suoi fratelli che non ce l’hanno fatta, ma più che dal lutto, schiacciato da “quei numeri” che hanno contrassegnato i cadaveri… per lui nomi, volti, storie…
“Non numeri, ma esseri umani” è stato lo slogan della serata, che ha visto raccogliersi in Piazza castello a Torino, prima timidamente e poi in un crescendo di intensità e di silenzio, le persone più disparate attorno ad un lenzuolo e qualche fiore, lumini e piccole barchette di carta…tutte numerate: “131 di 366” , “132 di 366” ecc…
C’eravamo anche noi, con alcune nostre Volontarie e, guardando in silenzio quel lenzuolo steso in terra, con alcune foto di quel giorno nella penombra dei lumini abbiamo pensato alla Sindone… vivendo in anticipo i giorni dell’ostensione…
Sr Julieta e sr Paola, Giovanna, Marina, Lamine, don Carlo…Asenai…